Territorio – La Livenza

Acque correnti, chiare e pure

Descrizione

Acque correnti, chiare e pure: flumen Liquentia ex montibus Opiterginis, così si esprime Plinio nella sua Naturalis Historia (III, 126).
Nomina sunt consequentia rerum, dicevano i nostri antenati, i nomi esprimono la natura delle cose. Così le acque che sgorgavano purissime dal cuore della montagna e, attraversando foreste incantate, scorrevano placide verso il mare in morbide sinuosità divennero semplicemente flumen Liquentia.
Se oggi il nome è divenuto Livenza, se qualcosa nel nome è andato perduto, il suo fascino ancora traspare dal suo essere la Livenza, fiume al femminile, da sempre.

Vivere il Comune

Le sorgenti

La Livenza nasce da alcune sorgenti carsiche (la Santissima e il Gorgazzo le più importanti) ai piedi del Monte Cavallo, nei pressi di Polcenigo. Da queste sorgenti la falda, alimentata dalle acque che si perdono nelle rocce calcaree del Cansiglio e del Monte Cavallo, sgorga ai piedi della montagna.
Poco oltre le risorgive la Livenza è già un fiume di pianura con meandri via via più ampi e, dopo un percorso di circa 110 chilometri, giunge al mare nei pressi di Caorle. Per oltre un quarto della sua lunghezza la Livenza si accompagna alla fertile campagna sanstinese ma, per interventi idraulici di grande portata, oggi il paesaggio porta i segni di un doloroso distacco, una ferita mai più sanata. Meno di un secolo fa, infatti, quando la campagna era lambita dalle acque e in balia delle piene, il castello di S. Stino si affacciava sulla Livenza e Corbolone era ancora un porto sul fiume.

Fino alla fine dell’800 le acque di piena del Meduna arrivavano a ingrossare la Livenza e, per impedire disastrose alluvioni nel tratto più meridionale, era stato predisposto sull’argine sinistro, fra Meduna e Motta, un tratto ribassato con la sommità protetta da una soglia in muratura (sfioratore Borrida), attraverso il quale le acque si disperdevano allagando le campagne da bonificare tra S. Stino e Annone. Dopo la Prima Guerra Mondiale, per la bonifica di tutto il comprensorio, furono avviate grandi opere idrauliche: il corso della Livenza fu rettificato in più tratti, si chiuse lo sfioratore Borrida, furono elevati gli argini. Le acque dei fiumi Fiume e Sile, che prima confluivano nella Livenza, furono convogliate su un canale artificiale che si collegava al fiume Loncon: il canale Postumia-Malgher.

Con questi lavori venne eliminata l’ansa di Corbolone e un tratto del fiume abbandonato divenne un tratto del canale Malgher. Anche l’ansa di S. Stino venne tagliata da un drizzagno: in parte venne utilizzata come tratto del canale Malgher e, per la parte di fronte al castello, venne interrata. Questo tratto interrato è oggi parte integrante del centro di S. Stino.

La pesca

Ma l’acqua non è solo insidia e, anche se il fiume non è più una importante via di trasporto e i traghetti sono stati soppiantati dai ponti, la vita continua: a baanza aspetta pigramente, il pescatore sogna di catturare l’anguilla e di rivedere lo storione.
Le acque limpide e ricche di nutrienti della Livenza hanno sempre fornito una buona quantità di pesce agli abitanti del territorio che erano famosi come geniali e abili pescatori.
Tra le loro prede più ambite sono da annoverare sicuramente i “mitici” storioni, le anguille della Livenza, famose per la loro chiara livrea dovuta ai fondali sassosi del fiume, e altri pesci quali temoli, trote, cefali, lucci.
La bellezza di queste acque è risaltata anche dalla vegetazione riparia che sembra incorniciare il fiume nel suo scorrere lungo la pianura per arrivare al mare.
Nei tratti a nord si trova una boscaglia di salici e ontani e più a sud una vegetazione arbustiva, seppur semplificata dopo gli interventi di regimazione idraulica che hanno rettificato il corso del fiume; vegetazione fluviale dove trovano ancora ricovero numerose specie di uccelli, aironi, garzette, gallinelle d’acqua, folaghe, anatre e altre ancora a segnalare ulteriormente le peculiarità ambientali della Livenza dormiona.

  

Ultimo aggiornamento: 26/06/2024, 13:21

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